La revisione delle valutazioni di magazzino

Pubblicato in Ratio News

Le rimanenze di magazzino sono una delle poste di bilancio a maggior rischio intrinseco. Il revisore dopo l’asserzione dell’esistenza e della competenza, deve verificarne la loro corretta valorizzazione. Il presente contributo esamina in sintesi le principali verifiche che devono essere condotte.

Il magazzino è senza dubbio una delle poste che deve essere esaminata con più attenzione, in quanto si tratta di una delle voci di bilancio che meglio si presta per porre in essere specifiche politiche di bilancio. Se, infatti, da un lato, la sovrastima delle rimanenze può migliorare i risultati della gestione, una sua sottostima può ridurre il carico fiscale in capo alla società. A questo va aggiunta la tendenziale rilevanza che tale posta assume nell’economia dello stato patrimoniale delle imprese che producono, ma anche di quelle che si limitano alla sola commercializzazione. Ne deriva quindi l’alto rischio intrinseco di tale posta che non può essere sottovalutato.

In questa logica è molto importante per il revisore, dopo aver accertato le asserzioni dell’esistenza e della competenza, verificare le modalità di determinazione del costo preso a base per le valutazioni. Questo tipo di verifica può abbracciare da un lato la valutazione delle componenti di costo, ossia le modalità di rilevazione dei costi di acquisto, degli oneri accessori, ma anche la rendicontazione dei costi di trasformazione, per le imprese di produzione. Questi ultimi, soprattutto per le imprese di ridotte dimensioni, rischiano di essere difficilmente determinabili. In seconda istanza, il revisore deve procedere con la revisione del metodo di valutazione, ossia deve verificare, ad esempio, in caso di beni fungibili, la corretta rilevazione secondo il metodo prescelto (LIFO, FIFO o Costo medio ponderato). Il revisore dovrà quindi farsi dare dagli amministratori le carte di lavoro utilizzate per la determinazione delle rimanenze e valutarne la correttezza. Queste carte potrebbero essere direttamente prodotte dal gestionale, oppure potrebbero essere state create ad hoc in amministrazione. Sarà quindi necessario verificarne in primis le logiche utilizzate, ma anche gli importi. Dopo aver verificato la corretta imputazione di eventuali costi di trasformazione e di eventuali oneri accessori, sarà necessario controllare che tali rimanenze non siano iscritte in bilancio a un valore superiore al loro valore di mercato. Ad esempio, in presenza di materie prime, il revisore potrà confrontare il valore di carico (costo di acquisto) con i prezzi pagati per le forniture ricevute nei primi mesi dell’anno successivo. Così come, in caso di rimanenze di prodotti finiti, tale valore dovrà essere comparato con il prezzo unitario applicato per le vendite effettuate nei primi mesi dell’anno successivo. In caso di applicazione di prezzi di vendita inferiore al costo, infatti, tale prezzo di vendita rappresenterebbe il minor valore di mercato da utilizzare quale riferimento per la valutazione alla data di chiusura dell’esercizio. Tali verifiche risultano ancora più rilevanti quando riferite a rimanenze dalla bassa redditività, a obsolescenza o a lenta movimentazione. Il revisore, individuati i codici degli articoli a lenta movimentazione, può richiedere alla società gli ultimi ordini riferiti a quello specifico prodotto. Se tali ordini risultano molto datati, sarà necessario procedere con la svalutazione di tali articoli, qualora nei primi mesi dell’esercizio successivo non siano state registrate vendite di tali prodotti. In ultima analisi il revisore deve inoltre verificare l’uniformità dei principi di valutazione utilizzati con quelli applicati nell’esercizio precedente. In caso l’impresa abbia optato per una sua variazione, in bilancio dovrà essere indicato l’effetto sul risultato d’esercizio e sul patrimonio netto.

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