Pubblicato in Ratio News
Il patrimonio netto è una di quelle aree del bilancio composta da voci non direttamente coinvolte nelle c.d. politiche di bilancio. Ciò nonostante, anche per via delle numerose regole che ne vincolano il funzionamento, potrebbe prestarsi a contenere errori anche significativi. E’ pertanto compito del revisore porre in essere i controlli necessari ad assicurare la sua corretta rappresentazione.
Il patrimonio netto è un’area dello stato patrimoniale spesso ritenuta, erroneamente, dallo scarso rischio intrinseco. Ciò si deve alla natura delle poste che la costituiscono, che non si prestano direttamente a vere e proprie politiche di bilancio. Bisogna però considerare che nonostante la limitata rilevanza che tale area riveste spesso in termini di ammontare per via della fisiologica bassa capitalizzazione delle imprese, si tratta di voci che devono essere comunque verificate con particolare attenzione. Non va infatti dimenticato che sono numerose le regole che vincolano l’utilizzo e la disponibilità di tali voci.
Entrando nello specifico delle principali voci, specie in sede di prima revisione, è necessario effettuare la verifica del capitale sociale, grandezza sempre presente e di particolare rilevanza in quanto spesso utilizzata anche dall’impresa ad intestazione della sua documentazione ufficiale. Tale tipo di verifica richiede da parte del revisore di effettuare un raffronto tra le scritture contabili ed i libri sociali. Sarà infatti compito del revisore accertare il valore originario, definito all’interno dell’atto costitutivo, e verificarne eventuali variazioni nel corso degli anni (variazioni che avrebbero dovuto comportare anche una modifica statutaria). Sarà inoltre compito del revisore verificare che eventuali variazioni siano state preventivamente approvate o rese note ai soci, ma anche che siano stati rispettati i vincoli di legge in caso di aumento o riduzione del capitale. Tra le altre ad esempio, l’obbligo di liberare le azioni precedentemente emesse, la valutazione dei conferimenti in natura, il rispetto dei diritti di opzione, la disponibilità delle riserve fatte transitare a capitale.
Il revisore dovrà inoltre soffermarsi sull’analisi delle riserve. In particolare dovrà essere prestata particolare attenzione al rispetto dei vincoli (non pochi) che legano il loro funzionamento. Ad esempio, la riserva legale e le sue movimentazioni, ad incremento in relazione all’obbligo di destinazione di parte dell’utile fino a saturazione della riserva stessa, o in riduzione in quanto disponibile, dovranno essere monitorate esaminando quanto deliberato dall’assemblea in termini di destinazione del risultato d’esercizio.
Più ardua è invece l’analisi circa la corretta distribuzione delle riserve di utili in ottemperanza ai vincoli imposti dal legislatore quali ad esempio la presenza di oneri pluriennali non ancora completamente ammortizzati, o ancora di ripianamento delle perdite precedentemente maturate. Tra le poste che possono più facilmente essere soggette ad errori si deve prestare particolare attenzione alla riserva utili su cambi che, come sancito dal codice civile, non risulta distribuibile fino a che non risultino realizzati (e quindi non può essere distribuita se frutto di sola valutazione). Per quanto riguarda invece le riserve non di utili, particolare attenzione deve essere posta, se presente, alla riserva sovrapprezzo azioni e alla riserva di rivalutazione. Queste riserve seguono specifici trattamenti sotto il profilo contabile e pertanto è necessario che il revisorie si assicuri che il loro utilizzo-disponibilità sia stata posta in essere nel rispetto di questi vincoli.