Il piano industriale: principi di redazione

Pubblicato in Ratio News
Il business plan, in ambito nazionale anche chiamato piano industriale, viene in genere concepito come strumento decisionale di avvio di una nuova impresa. Questa però non deve essere considerata la sua unica funzione, in quanto tale documento può acquisire molteplice natura in relazione alle diverse finalità per cui viene redatto.
La redazione di un piano industriale, infatti, può essere finalizzato a supportare fasi straordinarie della vita dell`impresa, come ad esempio la nascita, la crescita o addirittura l`aggregazione con altre imprese, ma può anche, aspetto non ancora completamente recepito dal management nostrano, essere strumento a supporto dell`ordinaria gestione corrente.
Il piano industriale ha anche un ruolo rilevante nella gestione delle crisi d`impresa; tale strumento, infatti, oltre ad essere elemento a sostegno della continuità aziendale, in alcuni casi è obbligatorio ai fini di ottenere finanziamenti o ristrutturazioni del debito.
Da un lato, quindi, il piano industriale costituisce uno strumento essenziale di valutazione della fattibilità tecnica, economica e finanziaria di un progetto di investimento. Ma, dall`altra, secondo prassi già ampiamente diffusa all`estero da parecchi anni, il business plan è lo strumento cardine del c.d. management accounting. In tal senso ha un ruolo fondamentale in ambito di pianificazione strategica, di ottimizzazione delle risorse, di valutazione delle prestazioni, nonché rappresenta uno strumento per il miglioramento della comunicazione esterna ed interna all`impresa.
Per sua natura, quindi, il piano industriale incrementa le valutazioni di carattere previsionale in ambito aziendale, prospettiva drammaticamente rara nelle imprese italiane medio-piccole. Focalizzandosi in particolare sulle scelte strategiche, ma anche sulla pianificazione economica e finanziaria.
I principi per la corretta redazione di un piano industriale, come illustrato dal documento “Linee guida alla redazione del Business Plan” del CNDCEC, sono: la chiarezza, intesa come semplicità di lettura e comprensibilità del documento; la completezza, ossia l`inclusione di ogni informazione ritenuta rilevante per la comprensione del progetto; l`affidabilità, ossia quanto risultano affidabili le assunzioni alla base dei procedimenti attraverso i quali avvengono le proiezioni; l`attendibilità, inteso nel giudizio derivante dal confronto tra le simulazioni proposte nel piano ed i riscontri logico-quantitativi effettuabili; la neutralità, intesa con l`utilizzo di criteri di redazione il più possibile obiettivi e ponderati; la trasparenza, ossia deve essere possibile ripercorrere ogni elaborazione del piano dal risultato di sintesi al singolo elemento di analisi; la prudenza, in quanto il piano deve presentare gli scenari più probabili alla data di redazione dello stesso. Sempre il principio di prudenza, da considerarsi uno dei più importanti, e dei più abusati, implica che le valutazioni siano ragionevoli e condivisibili.
Il piano industriale, da intendersi quindi come strumento di simulazione della dinamica aziendale, non deve essere considerato come documento che fornisce garanzie assolute, ma consente una consapevole valutazione e misurazione delle reali aree di rischio e criticità del progetto che viene posto sotto valutazione.

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